mercoledì 26 dicembre 2012

Banche: due storie di declino a danno di contribuenti e risparmiatori: MpS e BpM

MpS. In questi giorni si é diffusa la notizia: anche nei bar ed in giro tra la gente se ne parla, che il gettito Imu ricavato dalla prima casa, un ammontare oscillante fra i 3,5 e 4 mld di euro, servirà alla banca Monte Paschi di Siena per uscire dal suo fallimento. Incuriosito, ho approfondito la vicenda (segnalo l'ottima puntata di Report del 6 maggio scorso dall'eloquente titolo:"Il Monte dei fiaschi") ed effettivamente ho scoperto che la terza banca Italiana, la prima al mondo per la sua storia (fondata nel 1472 vent'anni prima della scoperta dell'America), naviga in pessime acque. Il bilancio del 2011 si é chiuso con una perdita di 8,4 mld. Questo declino sembrerebbe aver avuto inizio (secondo molti analisti), con l'acquisizione nel 2007 di Banca Antonveneta dagli spagnoli di Santander, per una somma vicino ai 10 mld contro i 6 pagati dagli Iberici. Tra voi cari lettori, i più attenti si saranno certo ricordati dell'altra oscura faccenda legata proprio alla banca veneta ed ai sotterfugi ed illeciti a cui i furbetti del quartierino (vedi alla voce Fiorani, Gnutti, Ricucci, Fazio & Co) ricorsero (era l'estate del 2005) per entrarne in possesso, a danno degli olandesi di Abn Amro che riuscirono infine a spuntarla. Giochi di speculazione finanziaria e cattiva gestione del credito, contribuirono a precipitare la MpS nello stato in cui ora si trova. Il nuovo presidente Profumo e l'ad Viola sono chiamati a risanare le casse ormai vuote della banca, con un piano industriale fatto di dismissioni, prepensionamenti ed aiuti di Stato, attraverso i Monti bond otterranno un prestito intorno ai 4 mld: l'equivalente della cifra raccolta con l'Imu sulla prima casa.
Certo lasciare fallire quest'antica istituzione minerebbe le basi dell'intero sistema bancario/finanziario italiano e non solo, però lo Stato in cambio dovrebbe ottenere garanzie, per esempio inserendo un suo rappresentante nel CdA, sul prestito: che sia restituito e ripagato ed impiegato per il risanamento dell'istituto.
BpM. Il caso della Banca Popolare di Milano (l'unica in Italia con la forma giuridica della società cooperativa), coinvolge risparmiatori, clienti e soci acquirenti del famigerato titolo convertendo. Uno strumento finanziario vestito da obbligazione (ad alta remunerazione per giunta: 6,5% annui) convertibile in azioni. Il quadro tracciato (a tinte più o meno fosche) sempre dall'ottimo Report (la puntata é del 18 novembre ed il titolo:"La Banca degli Amici"), evidenzia la gestione spregiudicata, soprattutto nella concessione di credito ad amici e conoscenti meglio se potenti (vedi alla voce politici, ex ministri,  imprenditori del gioco d'azzardo e tv), che ha portato la società ad un passo dal baratro. Tanto che il titolo dell'inizio é stato convertito prima della sua scadenza, lasciando il cerino in mano ai più o meno piccoli risparmiatori, registrando perdite vicine al 90% del capitale investito. Le azioni BpM valgono meno di un caffè.
Conclusioni. Le banche devono tornare a fare il loro mestiere: raccogliere denaro e prestarlo ad imprese e famiglie, cosicché il volano dell'economia possa ripartire. Le nuove funzioni di controllo attribuite alla BCE di Mario Draghi, dovrebbero garantire la solidità e la trasparenza del sistema bancario Europeo con l'auspicio che si possa al più presto tornare a crescere.

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